giovedì 22 maggio 2014

Maregrosso 2.0. Racconto dell'iniziativa di Unidea.

Riportiamo il commento e il racconto della passeggiata organizzata dall'associazione studentesca Unidea a Maregrosso il 12 maggio scorso. Con un po' di ritardo, ma condividiamo i propositi e la volontà di valorizzazione di un'importantissima area della città di Messina rimasta finora all'oscuro dei riflettori pubblici. (Avevamo già dato notizia e appoggiato i progetti di rivalorizzazione della Casa Cammarata).

                                                                         (altre foto qui)

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Via Don Blasco, zona Maregrosso, è una delle gemme di Messina, nascosta dalla rete ferroviaria. Attraversare il cavalcavia sovrastante la stazione centrale catapulta in una dimensione letteralmente parallela, a soli 500 mt da Piazza Cairoli. Sulla biforcazione tra via San Raineri e via Don Blasco la vista del visitatore è inevitabilmente colpita dalla bellezza di un inaspettato panorama: il mare scintillante, lo stretto e, sulla sinistra, la penisola di San Raineri; sulla destra un’ampia spiaggia e qualche pescatore inattesa.
La zona non è certo ben curata o particolarmente pulita: ammassidi laterizi, cumuli di immondizia sparsi per la via o a ridosso della spiaggia,un manto stradale per lo più dissestato e baracche non invogliano ad addentrarsi in quella che, da lungo tempo ormai, è una zona dimenticata, poco nota se non per la presenza della discoteca “Flexus” e di un conveniente supermercato.
Un alto cartello, all’inizio di via Don Blasco, fa assoluto divieto di balneazione. La ragione principale di questa indicazione non è, come in un primo momento verrebbe spontaneo pensare, il vicino transito di navi-traghetto o la presenza di numerose fabbriche, rimesse per barche, depositi di laterizi,dalla dubbia liceità, ma uno scolo della rete fognaria che si riversa direttamente nell’acqua marina, proprio sotto il cavalcavia, contaminandola, trascinato dalla corrente. Proprio accanto allo scolo fognario è visibile un’abitazione abusiva, costruita, per lo più, in lamiera.
Molti edifici, costruiti sulla sponda sinistra della viaprincipale, che impedivano l’accesso e la vista sul mare, sono stati, nel corso degli anni, demoliti. Il materiale di risulta, per economizzare, è stato compattato sulla spiaggia e ricoperto di sabbia e terriccio: come se questo scempio potesse davvero essere dissimulato. Gli spiazzi così ricavati sono stati adibiti a discarica. La spiaggia sottostante, seppure così bella, è zeppa di rifiuti, schegge di vetro, barre di metallo arrugginite, perfino carcasse di monitor.
Percorrendo via Don Blasco in direzione sud, una grande struttura, ormai in rovina, cattura l’attenzione. Si tratta dell’ex macello comunale, mai ristrutturato, adibito a rifugio di cani e gatti da associazioni animaliste locali.
Passeggiare in questi luoghi dà un senso di incredulità, di desolazione,di scoramento e porta inevitabilmente a chiedersi come sia potuto accadere chela città di Messina accettasse, tacitamente e incoscientemente, di rinunciare ad un affaccio sul mare in pieno centro, di rinunciare a se stessa, e che Maregrosso fosse vittima di tanti abusi ambientali.
Il divieto di balneazione che accoglie in Via Don Blasco è la prova palese di come le amministrazioni che si sono susseguite nel tempo abbiano preferito prendere atto di una tale situazione, piuttosto che impedirla:dovrebbe essere vietato che la fogna scoli in mare, dovrebbe essere vietato costruire abusivamente, abbandonare rifiuti in spiaggia, e non legittimamente fruire della propria città.
I cittadini, in questi anni, sono stati, se non complici,per lo meno ciechi spettatori di un disastro silenzioso, ignorando,volontariamente o meno, le ingiustizie che si consumavano davanti ai loro occhi. Sono proprio i cittadini che devono acquisire coscienza di sé come membri di una comunità e capire che i beni comuni non sono meno propri della propria casa. L’amore, la cura, la passione, la legalità, la trasparenza nella gestione sono ciò di cui un luogo tanto particolare, unico nel suo genere, come Maregrosso, avrebbe bisogno per rinascere. Riqualificarlo significherebbe creare opportunità di sviluppo, amplificare il proprio senso di appartenenza, migliorare la propria qualità di vita, imparare che una città sana e matura è, prima di tutto, capace di valorizzare e salvaguardare le sue bellezze.

Che aggiungere? Continuate così ragazzi.

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