Casa dello Studente: 3 mesi dopo.
Scriviamo questo comunicato, o almeno lo scrivo in prima persona, per cercare di chiarire e ripercorrere quella che si è rivelata l'esperienza conclusa dell'occupazione della Casa dello Studente. Un'esperienza terminata appunto qualche settimana fa quando gli occupanti hanno deciso di "auto-sgomberarsi" e lasciare la struttura.
Come hanno lasciata questa struttura?
Su questa domanda si è concentrata la maggiorparte della discussione recente, soprattutto dopo la notizia, fornita dai maggiori organi di informazione cittadina, di presunti danni al plesso che ammonterebbero a circa
40 mila euro. E ci si è abbandonati sui social network e sulla carta stampata a veementi attacchi carichi di indignazione ai presunti responsabili, da un lato, e strenue difese da parte dei collettivi degli studenti e degli attivisti del Teatro Pinelli, dall'altro.
Ma ritorniamo di qualche passo indietro. Cos'è successo davvero in questi mesi, da quando il 14 febbraio è iniziata l'occupazione della Casa dello Studente?
Avevamo dato la notizia quel giorno e riportato il comunicato degli occupanti nel quale si leggeva espressamente che "in unità di intenti col Teatro Pinelli, si è deciso di porre l'attenzione sulla Casa dello Studente". Il programma di quella che era stata presentata come
una Z.T.L (Zona Temporaneamente Liberata), era appunto un'occupazione temporanea che, secondo i schemi già seguiti dagli attivisti del Pinelli in circostanze precenti (vedi Teatro Vittorio Emanuele e Palazzo della Cultura), con l'obiettivo appunto di "porre l'attenzione" su luoghi abbandonati della città, avrebbe dato spazio ad assemblee pubbliche sul bene comune, per poi concludersi con un concerto o una rappresentazione artistica. Accesi i riflettori e a casa, insomma. Era anche l'occasione per ricordare lo sgombero del Teatro in Fiera l'anno precedente. Una buona occasione di riflessione e denuncia. I riflettori
sono stati accesi (nel video di tempostretto si possono vedere le condizioni della Casa prima dell'occupazione) con gli articoli di corredo e però, come scritto giorni più tardi, il
Collettivo Unime decide di proseguire autonomamente l'occupazione per chiedere una posizione ufficiale delle istituzioni sulla destinazione del luogo e per coinvolgere attivamente il resto della comunità studentesca messinese, sul solco della "valorizzazione dei beni comuni".