giovedì 25 aprile 2013

25 Aprile nel ricordo della liberazione e nella riscoperta della libertà.

Da sessant'anni si celebra oggi una festa nazionale: Il 25 Aprile è l'anniversario della liberazione dell'Italia dalle truppe nazi-fasciste, che l'hanno violentata tragicamente negli anni della guerra, portataci dal cupo ventennio dittatoriale.
Questa data è entrata da così tempo nei nostri calendari e abitudini che qualcuno già la definisce "morta" e altri ancora si ostinano a chiamarla  "di parte" o pensarla come un stanco festeggiamento primaverile, in cui preoccuparsi più delle grigliate che della celebrazione in sè.
Quale significato assume ai nostri giorni? Perchè richiamarla ora qui e invitare tutti a ricordare perchè la si festeggia?
A parte la solita retorica dei tempi difficili che affrontiamo, c'è un significato che in tutte le epoche vale la pena di richiamare, e cioè quello della libertà.
Lo stesso significato che ha cercato di ricordare oggi a Milano il presidente della Camera Laura Boldrini, portando come documento fondamentale, quel libro che credo debba essere nella casa di tuttti gli italiani, se non lo è già: Lettere di condannati a morte della resistenza.

E' un libro "scritto con la vita di tante persone" che ha in se tutte le motivazione profonde per cui da lì a poco si sarebbe fatta la nostra Repubblica e scritta la nostra Costituzione. La motivazione di una liberazione che non fu affatto di parte, anche se scritta da alcune persone, spesso giovani, così giovane la loro età e la speranza che li animava di un futuro migliore per il nostro Paese.

lunedì 22 aprile 2013

L'ISTRUZIONE NELLA COSTITUZIONE ITALIANA: COMMENTO ALL'ART. 33




Art. 33
L'arte e la scienza sono libere e libero ne è l'insegnamento.

La Repubblica detta le norme generali sull’istruzione ed istituisce scuole statali per tutti gli ordini e gradi.

Enti e privati hanno il diritto di istituire scuole ed istituti di educazione, senza oneri per lo Stato.

La legge, nel fissare i diritti e gli obblighi delle scuole non statali che chiedono la parità, deve assicurare ad esse piena libertà e ai loro alunni un trattamento scolastico equipollente a quello degli alunni di scuole statali.

E' prescritto un esame di Stato per la ammissione ai vari ordini e gradi di scuole o per la conclusione di essi e per l'abilitazione all'esercizio professionale.

Le istituzioni di alta cultura, università ed accademie, hanno il diritto di darsi ordinamenti autonomi nei limiti stabiliti dalle leggi dello Stato.



La Carta costituzionale prevede un sistema educativo di istruzione e formazione, consistente nel complesso di diritti, doveri e libertà previsti nei confronti di vari soggetti, pubblici e privati: gli artt. 33 e 34 devono essere considerati in coerenza con i principi contenuti in altre disposizioni costituzionali (innanzi tutto, gli artt. 2, 3 e 21).

giovedì 18 aprile 2013

Il coraggio di sollevare l'Agenda Rossa

“Mio fratello e Giovanni Falcone – spiega Salvatore- furono condannati a morte dalla mafia, durante una cena nella quale Totò Riina fece gli auguri di Natale a tutti i presenti, e furono condannati anche quegli amici della politica che con la mafia non scesero a patti, e che, con le sentenze del maxi processo passate ormai in giudicato, dovevano essere ammazzati poiché lo Stato non aveva rispettato i patti che, evidentemente, ci furono stati”.
Non usa mezzi termini Salvatore Borsellino, fratello del compianto Paolo Borsellino, intervenuto nell'ambito di un incontro organizzato dalle associazioni Universitarie INGENIUM e MORGANA, presso l'aula ex-chimica dell'Università di Messina, sulla trattativa stato-mafia. Salvatore ha parlato ai tanti giovani e meno giovani, universitari e studenti delle scuole secondarie, che hanno affollato quell'aula, ascoltando in silenzio e accompagnando con ripetuti applausi le parole sincere di chi crede ancora che le cose possano cambiare.
L'incontro si è aperto con le parole di Salvatore Borsellino che ricordavano la vita e la battaglia condotta dal fratello, evidenziando, in più di un'occasione, come non solo la morte del fratello ma anche del giudice Falcone, siano stati frutto di una trattativa fra pezzi di stato (“Lo stato siamo anche noi, non posso dire Stato, ma pezzi di stato” cit) e la mafia e di come non si trattasse di un semplice “papello” ma di un vero e proprio dictat dettato dalla mafia allo Stato, di quella parte di stato che si era presa la responsabilità di sacrificare i suoi più alti servitori della giustizia per una “ragion di stato” ancora oggi incomprensibile.
“Mio fratello sarebbe stato sicuramente ucciso dalla mafia, ma non 57 giorni dopo Giovanni Falcone, magari avrebbero fatto passare qualche anno, perchè la mafia ha memoria lunga, ma non così rapidamente, non sarebbe convenuto nemmeno a loro farlo, lo stesso Riina, quando qualcuno della cupola glielo faceva notare, rispondeva che bisognava farlo in quel momento, evidentemente era stato promesso a qualcuno.”

Visibilmente commosso prosegue con un ricordo di quel periodo “Io abitavo in un posto che si chiama la Conca d'oro. Beh, quando ero piccolo io e mio fratello ovunque ci giravamo, vedevamo enormi distese di agrumeti. Io ho visto che fine hanno fatto quegli agrumeti, che fine gli hanno fatto fare e quello era il simbolo che lì comandava la mafia ed io pensavo che non potevo vivere in un posto del genere, non potevo vivere in un posto

mercoledì 17 aprile 2013

Zona Cammarata II

Perchè la valorizzazione del territorio è ciò che dovrebbe competere ad un'istituzione democratica che ha come centro la comunità messinese. 


Maregrosso: venti minuti a piedi da Piazza Cairoli, due passi dal centro cittadino. Una cortina di ferro(via) separa la città dal suo mare, capannoni ormai vuoti dell'ex aree Zir e Zas la separano dalla città "bene". Eppure al suo interno ospita e ha ospitato edifici dell'Università (veterinaria), l'ex mattatoio comunale e oggi canile, numerosi locali alla moda e per divertimento, supermercati e quelle opere umane che per quasi un secolo hanno caratterizzato la superficie di Messina dopo il terremoto del 1908: le baracche. Proprio di una di queste si tratta, oovero di un manufatto abusivo che come tanti altri ha ospitato i figli della messina che fù, le loro vite, i loro lavoretti precari e spesso illegali. Solo questo basterebbe per preservare qualcuna di queste come museo storico alla futura memoria della messina del '900. Ognuna di queste abitazioni, più di quelle che abitiamo ora, erano il frutto diretto e quotidiano degli sforzi di quella gente, che non riposava un attimo pur di ritoccare, ringrandire e rendere quelle catapecchie delle regge. E' proprio quello che fece dal dopoguerra fino alla sua morte, il Cavaliere Cammarata, che in un angolo della Maregrosso degli anni '50, creo mattone dopo mattone il suo piccolo mondo. E lo arricchì con quello che trovava intorno a se in quel mondo sotto-proletario e con le opere della sua fantasia. 

martedì 16 aprile 2013

Dopo Tomasello il deserto? Quale futuro per l'Unime


Nel 2007 il giudice del Tribunale del riesame conferma la prima sospensione del “Magnifico” Tomasello dalle funzioni di rettore. Si denunciava “l'allarmante ostinazione nella conduzione clientelare della propria carica [...] e dalla sostituzione del disvalore morale con un atteggiamento di opportunistica solidarietà rispetto al beneficiario dell'abuso”. Oggetto dell'indagine è stato il comportamento che egli stesso avrebbe avuto, per favorire l'assunzione di Umberto Bonanno, ex Presidente del Consiglio Comunale di Messina, come dirigente di Medicina del Lavoro al Policlinico di Messina.

Nel Dicembre del 2008 è arrivata la seconda sospensione al termine dell'inchiesta su un concorso pilotato nella Facoltà di Veterinaria. Secondo un membro interno della commissione concorsuale, prof. Cucinotta, i vertici dell'università avrebbero voluto che la selezione fosse vinta dal figlio di un ex preside della facoltà di Veterinaria.
Nonostante questa seconda sospensione, nel maggio del 2010 Tomasello fa approvare dal Senato Accademico un'" autoproroga" alla carica di rettore, al fine dell'approvazione del nuovo statuto, consentendogli di restare in carica per l'anno accademico 2011-2012.
Lo statuto approvato nell'ottobre 2011, come previsto dalla riforma Gelmini, gli permette di restare in carica anche per il successivo anno accademico, anno in cui vengono eletti nuovi organi universitari, tramite le tristi elezioni “balneari” del Luglio 2012, avvenute senza nessun dibattito interno al corpo elettorale studentesco.


Nel 2012 a fine mandato del “Magnifico” è stata istituita invece una Fondazione che permetterebbe una gestione privatistica di strutture e fondi pubblici. Considerando che l'Università è l'unico socio fondatore (unico caso in Italia), vi è il rischio per quest'ultima di sostenere eventuali debiti contratti dalla fondazione e di cederle funzioni rilevanti tipiche dell'Università pubblica.
Il 20 febbraio 2013 il colpo di grazia: il prof. Tomasello viene condannato in primo grado a 3 anni e 6 mesi di reclusione ( 2 anni e 6 mesi condonati) più 5 anni di interdizione dai pubblici uffici. Chiaramente le responsabilità del rettore devono essere dimostrate in sede di giudizio definitivo, ma per evitare una continua esposizione mediatica negativa dell'Università di Messina, le dimissioni sarebbero, come minimo, un atto dovuto.Il 21 febbraio, il giorno successivo alla sentenza , il Rettore, attraverso una e-mail alla comunità accademica, con inaudita arroganza rigetta le accuse e le proprie responsabilità, accusando bensì una parte della comunità accademica di eccessiva conflittualità che avrebbe portato ad un “inevitabile autolesionismo.”


Dopo questi 9 anni di continuo rettorato, Tomasello ha seriamente danneggiato l'immagine dell' Università di Messina che ha continuato a rimanere agli ultimi posti delle classifiche degli Atenei per merito e qualità dei servizi offerti, non ponendo rimedi al calo degli iscritti e al generale declino dell'Università pubblica. In questi anni, si è assistito alla diminuzione degli spazi riservati agli studenti e della partecipazione di quest'ultimi ad una democratica dialettica in seno alla vita accademica. In concomitanza alle imminenti elezioni per il vertice dell'Ateneo, chiediamo con forza che venga definitivamente e completamente archiviata l'era Tomasello e insieme l'era delle baronie e delle prone complicità e auspichiamo la ripresa di un dibattito democratico tra tutte le componenti universitarie per poter rilanciare la fin troppo danneggiata immagine e la qualità della didattica dell'Università degli Studi di Messina. 

Intanto intorno a te: "Unime(rda)". (Dal mensile Settentrionale Sicula)

Link all'articolo Settentrionale Sicula
di Tonino Cannuni


"Il nepotismo impera e il coraggio viene a mancare, perchè è la paura di raccontare quello che accade all'interno delle stesse strutture universitarie a garantire impunità a strane figure, omuncoli privi di talento, barzelettieri e imperituri garantisti."


Ogni tanto si respira qualche getto di aria fresca intorno alla realtà che sembrava permanentemente viziata.  

Nonostante la Me(rda), qualcosa di migliore cerchiamo di immaginarcelo. Magari diverso, completamente trasformato rispettto i traboccanti decenni passati, attraverso la proposizione degli elementi migliori della nostra comunità. E modestamente vogliamo segnalare anche queste iniziative, nella nostra rassegna stampa e portarle anche come stimolo di discussione. Buona lettura.